Alla fine Donald W. Douglas, proprietario della Douglas Aircraft Company, si lasciò convincere. Dopo due ore al telefono, C.R. Smith, Presidente di American Airlines portò a casa il suo risultato: una versione migliorata del DC-2, con la pancia più larga di 60 cm e più lunga di circa un metro. E motori più potenti. Quel nuovo aereo si sarebbe chiamato DC-3 e da quel momento in poi l’aviazione civile non sarebbe più stata la stessa.
All’inizio degli anni ’30 la flotta dell’American Airlines poteva contare essenzialmente su biplani Curtiss Condor e trimotori Ford e Fokker. Macchine volanti in grado di essere veloci, più veloci del treno, buone per il servizio postale, ma scomode e rumorose per le poche persone che potevano trasportare: solo una dozzina. Troppo poche per realizzare buoni guadagni anche col servizio passeggeri.
Servivano aerei più moderni, più grandi e con cuccette più comode. Il Douglas DC-2, entrato in servizio nel ’34, era sulla strada giusta anche se ancora troppo stretto per dare comodità ad un numero maggiore di passeggeri. Quei sessanta centimetri erano lo spazio necessario a mettere un sedile in più per ognuna delle sette file, risultato? 21 passeggeri paganti anziché 14. Grazie a quel nuovo assetto era possibile realizzare profitto trasportando “solo” persone. In quel metro in più di lunghezza venne sistemata una cucina per scaldare il cibo, risultato? Veri e propri pasti caldi a bordo.
Il DC-3 possedeva, come nessun altro prima, affidabilità, prestazioni e comfort. Non solo American Airlines ma TWA, Delta e United ne ordinarono intere flotte. Per le lunghe distanze l’aereo divenne IL mezzo di trasporto.
Un solo dato: Prima, per andare da New York a Los Angeles erano necessarie almeno 25 ore di viaggio, molte fermate e qualche cambio di aeromobile. Con la sua entrata in servizio la stessa tratta veniva percorsa in “sole” 15 ore (17 al ritorno) e tre fermate.
Tra il 1936 ed il 1945 ne furono prodotti 16.000 esemplari (compresa la versione militare) e quando venne dismesso dalle grandi compagnie per fare posto ad aerei più grandi, il DC-3 continuò ad essere usato dalle piccole per i voli regionali. E poi continuò ancora a trasportare merci in zone dimenticate. Oppure ad esibirsi agli Air Show. Si calcola che almeno 300 volino ancora tutt’oggi. Una vera e propria leggenda dei cieli.
Vederlo dal vivo è sempre un’emozione. L’esemplare esposto a Volandia può essere visitato pagando 1 euro per la visita guidata. Entrarci e sedersi è un’altra emozione che vale la pena provare. Sembra quasi di ritrovarsi in uno di quei “cinegiornale” da Istituto LUCE, con la marcetta in sottofondo e lo speaker a fare propaganda con toni retorici.
Un tuffo nella storia dell’aeronautica e dello spazio per una gita indimenticabile che inizia già dal viaggio e dal passaggio in aeroporto. homepage VOLANDIA
L’intera visita a Volandia è in grado di appassionare, interessare e coinvolgere praticamente chiunque. A partire dai più piccoli, proprio come in questo breve e bellissimo video prodotto da Volandia e girato, guarda caso, proprio sul DC-3.
Il parco e museo del volo di Volandia si trova nelle immediate vicinanze di Milano Malpensa e lo si può raggiungere in circa dieci minuti a piedi dal Terminal 1 dell’aeroporto.