La riserva naturale del “Bosco WWF di Vanzago” è un’area protetta dalla Regione Lombardia, che si estende su una superficie di circa 200 ettari, 140 dei quali di proprietà del WWF.

Tutti noi conosciamo il WWF (World Wildlife Fund) la più grande organizzazione mondiale dedicata alla conservazione della natura, fondata da un inglese nel 1961, con sede in Svizzera. Inconfondibile l’animale scelto come simbolo, il panda gigante. Nel 1966, il giornalista e pittore Fulco Pratesi fonderà la sezione WWF Italia. Poco dopo nascerà la prima oasi italiana del WWF, quella della Laguna di Orbetello, in Toscana. Attualmente le oasi sono più di 100 e coprono più di 31.000 ettari di territorio italiano, sparse per tutte le regioni. L’oasi del bosco di Vanzago è una tra le più note. Una delle poche ad avere al suo interno un CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici), un vero e proprio ospedale con un pronto soccorso, che accoglie animali in difficoltà o feriti, i quali una volta curati e ristabiliti vengono liberati nel loro ambiente naturale.

Domenica 24 maggio, giornata delle oasi WWF, è stata l’occasione per alcune riserve di riaprire, per noi quella di fare una bella passeggiata nella natura (finalmente dopo oltre 2 mesi di lockdown!) e di conoscere un luogo a noi vicino, a pochi km da casa.

In questo primo weekend di (quasi) libertà, tanti parchi erano ancora chiusi, tante località troppo affollate.
Il bosco di Vanzago ha organizzato per il weekend visite guidate, su prenotazione, a numero limitato. In genere i gruppi sono molto più numerosi, ma per far fronte all’emergenza Covid-19, in quest’occasione non più di 15 persone ogni turno, tutte rigorosamente con mascherina seppur distanziati e all’aria aperta.

La riserva è un dono lasciato al WWF dal commendator Ulisse Cantoni, un industriale della zona, dopo la sua morte, nel 1977. Per suo volere, quella che era stata una riserva di caccia doveva essere trasformata in un luogo di protezione per gli animali selvatici.
Durante la nostra passeggiata nel bosco di oltre 2 ore (tra querce secolari) abbiamo incontrato diversi stagni, 2 laghi artificiali -chiamati il Nuovo e il Vecchio– e le voliere dove vengono custoditi per lo più animali sequestrati ai quali, per i traumi subiti, è stato tolto il diritto di vivere in modo naturale. Abbiamo potuto osservare alcuni gufi e corvi.


Non abbiamo invece avuto la fortuna di ammirare, in libertà, l’animale simbolo del bosco, il capriolo. E nemmeno i simpaticissimi scoiattoli rossi.
La situazione particolare del periodo non ci ha permesso di salire sulla casa sull’albero con vista lago, di vedere le mucche di razza Varzese al pascolo e di visitare il Roccolo, la vecchia zona dedicata alla caccia dei volatili.
La nostra guida, la sig.ra Lina, ci ha raccontato che negli anni precedenti hanno organizzato numerose attività. Tra le più richieste: le lucciolate, le visite durante la fioritura dei mughetti e i campus estivi.
