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l fascino dell’America Latina sta (quasi) tutto in quell’aggettivo: Latina. Sì è America, è distante, è immensa, sarà anche tribolata, ma per noi Italiani, per noi Latini questa parte di mondo è più che un luogo. E’ un pezzo di anima. Della nostra anima di Europei del Sud.
E’ anche terra di frontiera. Dove le prospettive cambiano, quasi si capovolgono. E se, da un lato, tutta la sua gente è “unita” da una sola cultura, dall’altro è la geografia a separarla. L’immensità degli spazi, il verde impenetrabile, il Fiume. La Cordigliera. Già, le Ande, spina dorsale e anima verticale di una America che non è a sud, ma guarda verso Sud. Con i suoi panorami fatti di solitudine e malinconia.
Il sole tramonta a ovest, si inabissa nel Pacifico, e i suoi ultimi riflessi proiettano sulla candida pampa l’ombra del Patagonia Express che si allontana in senso contrario, verso l’Atlantico, là dove iniziano i giorni.
Luis Sepulveda in Patagonia express
E non c’è solo il fascino ruvido della terra di frontiera. Perché man mano che si torna verso nord si incontrano le mille sfaccettature di una terra di conquista. I colori delle civiltà precolombiane che sopravvivono a fianco di altri colori arrivati da chissà dove, in cerca di ricchezza. In fuga dalla povertà.
Viaggiare in America Latina significa soprattutto attraversare ambienti molto diversi tra loro. Dalle spiagge calienti dell’area caraibica alla foresta inesplorata e poi le paludi del Pantanal, il deserto polveroso del Chaco o quello salato di Uyuni.
Pianure infinite che terminano dove i ghiacciai iniziano la loro corsa verso il mare.
Ognuno torna a casa con una immagine precisa, un cibo preferito, una canzone. Tante piccole tessere di un puzzle impossibile da ricomporre se non mettendo a caso un sapore vicino a un suono, un colore vicino a un sorriso.
(Qui qualche immagine di Buenos Aires e della regione di Salta)